Agosto, fa caldo e perciò ci buttiamo su argomenti leggeri.
Avete letto il nostro ultimo post su Il Fatto Quotidiano ?
Altrimenti, ve lo riportiamo qua:
La questione più dibattuta sotto l'ombrellone e che genera più conflitti sono le cibarie.
Voi che tipi siete? Vi portate la roba da casa oppure vi rifornite al bar della spiaggia? Nell’ultimo caso, ritenete più conveniente optare per il tasso fisso o quello variabile?
C’è chi si porta il necessario per un banchetto di nozze, e chi (come la sottoscritta) parte giusto con il telo mare e la crema solare salvo avere, esattamente due minuti dopo essere arrivata in spiaggia, una fame da lupo. Un sacco di gente sembra innervosita da chi si porta diverse borse-frigo con teglie di parmigiana, caponata, eccetera... A me scatenano un forte senso di invidia, lo ammetto. Invidia generata dalla poca soddisfazione che mi dà il tristissimo panino con la soppressa pagato 5 euro al bar della spiaggia.
In alcuni stabilimenti balneari ci sono cartelli che vietano con toni minacciosi di portare sotto l’ombrellone cibo portato da casa. Li avere visti anche voi? Che ne pensate? La mia vicina d’ombrellone si è sentita in obbligo di giustificarsi (con me?!) perché stava mangiando un panino (scomodissima, tra l’altro: sdraiata e con il tettuccio del lettino calato a celarla agli sguardi). Ho pensato: “Guarda un po’ se una deve fare la contorsionista dopo aver pagato 30 € per un ombrellone.”
E mentre tv e giornali non fanno che assillarci con la “prova costume”, lasciatemi sfogare e dire che è un termine che odio. Da quando la spiaggia è diventata una passerella? Perché dovremmo vergognarci del nostro corpo? Al mare ci si va per rilassarsi, per fare una nuotata, per poltrire sotto l’ombrellone con la brezza che ci accarezza. Tutto questo lo si può fare anche se si ha la cellulite o la pancetta. E se la cellulite è una “malattia” (come dice la pubblicità) il dottore mi giustifica l’assenza del lavoro, perché lo stare seduta peggiora le “culotte de cheval”? E la ASL mi passa i trattamenti anti-cellulite? E se la spiaggia fosse appannaggio solo dei Mister Universo e delle Miss Mondo, beh non ci sarebbe la fila in tangenziale!
Ma adesso basta fare la buonista e vi confesso cosa “tra me e me” penso che sia meglio evitare in spiaggia:
- Il bikini spaiato. Ognuno faccia come vuole, ci mancherebbe, ma avere lo slip di modello e colore diverso dal reggiseno è come indossare i sandali con i calzini.
- Spremersi i punti neri. Ecco, lo ammetto ma lo trovo veramente vomitevole. Estetiste d’Italia, unitevi! Mettete anche voi un cartello dove vietate severamente di schiacciare punti neri e tagliarsi le unghie dei piedi (visto anche questo) sotto l’ombrellone. Io sono con voi.
Da evitare anche:
- Arrivare in spiaggia e allestire un accampamento. Oltre a tende e raggruppamenti di ombrelloni ho visto anche piantare gazebo di 2X3 metri (non sto esagerando).
- Organizzare la finale di coppa del mondo sopra le teste degli altri bagnanti. Di solito a pochi passi da questi goleador c’è il fratello povero di Nadal che non smette di tirare colpi di racchettone come un ossesso anche se sul bagnasciuga passa una comitiva di anziani o bambini.
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Altrimenti, ve lo riportiamo qua:
La questione più dibattuta sotto l'ombrellone e che genera più conflitti sono le cibarie.
Voi che tipi siete? Vi portate la roba da casa oppure vi rifornite al bar della spiaggia? Nell’ultimo caso, ritenete più conveniente optare per il tasso fisso o quello variabile?
C’è chi si porta il necessario per un banchetto di nozze, e chi (come la sottoscritta) parte giusto con il telo mare e la crema solare salvo avere, esattamente due minuti dopo essere arrivata in spiaggia, una fame da lupo. Un sacco di gente sembra innervosita da chi si porta diverse borse-frigo con teglie di parmigiana, caponata, eccetera... A me scatenano un forte senso di invidia, lo ammetto. Invidia generata dalla poca soddisfazione che mi dà il tristissimo panino con la soppressa pagato 5 euro al bar della spiaggia.
In alcuni stabilimenti balneari ci sono cartelli che vietano con toni minacciosi di portare sotto l’ombrellone cibo portato da casa. Li avere visti anche voi? Che ne pensate? La mia vicina d’ombrellone si è sentita in obbligo di giustificarsi (con me?!) perché stava mangiando un panino (scomodissima, tra l’altro: sdraiata e con il tettuccio del lettino calato a celarla agli sguardi). Ho pensato: “Guarda un po’ se una deve fare la contorsionista dopo aver pagato 30 € per un ombrellone.”
E mentre tv e giornali non fanno che assillarci con la “prova costume”, lasciatemi sfogare e dire che è un termine che odio. Da quando la spiaggia è diventata una passerella? Perché dovremmo vergognarci del nostro corpo? Al mare ci si va per rilassarsi, per fare una nuotata, per poltrire sotto l’ombrellone con la brezza che ci accarezza. Tutto questo lo si può fare anche se si ha la cellulite o la pancetta. E se la cellulite è una “malattia” (come dice la pubblicità) il dottore mi giustifica l’assenza del lavoro, perché lo stare seduta peggiora le “culotte de cheval”? E la ASL mi passa i trattamenti anti-cellulite? E se la spiaggia fosse appannaggio solo dei Mister Universo e delle Miss Mondo, beh non ci sarebbe la fila in tangenziale!
Ma adesso basta fare la buonista e vi confesso cosa “tra me e me” penso che sia meglio evitare in spiaggia:
- Il bikini spaiato. Ognuno faccia come vuole, ci mancherebbe, ma avere lo slip di modello e colore diverso dal reggiseno è come indossare i sandali con i calzini.
- Spremersi i punti neri. Ecco, lo ammetto ma lo trovo veramente vomitevole. Estetiste d’Italia, unitevi! Mettete anche voi un cartello dove vietate severamente di schiacciare punti neri e tagliarsi le unghie dei piedi (visto anche questo) sotto l’ombrellone. Io sono con voi.
Da evitare anche:
- Arrivare in spiaggia e allestire un accampamento. Oltre a tende e raggruppamenti di ombrelloni ho visto anche piantare gazebo di 2X3 metri (non sto esagerando).
- Organizzare la finale di coppa del mondo sopra le teste degli altri bagnanti. Di solito a pochi passi da questi goleador c’è il fratello povero di Nadal che non smette di tirare colpi di racchettone come un ossesso anche se sul bagnasciuga passa una comitiva di anziani o bambini.
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