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Se Salisburgo fosse in Salento

Se Salisburgo fosse in Salento

Un cartello segnala che il parcheggio per gli ospiti dell’hotel è gratuito. Quando smonto dall’auto mi si avvicina un tizio, barba sfatta, vestito con tuta e giubbotto di jeans, le mani calate in tasca. Il tizio mi dice “buonasera”. Rispondo al saluto e faccio per allontanarmi e il tipo mi tallona facendo tintinnare quelle che sembrano un bel grumo di monetine nella propria tasca, ripetendo il saluto. Dato che non mi fermo mi chiede “qualcosa per la macchina”. Io gli dico che il parcheggio è gratuito e lui sorride e dice che è proprio così, e che però lui dà un’occhiata alle auto, per sicurezza, e che comunque a Salisburgo si usa così. Gli allungo una moneta giusto per non fare storie ed entro nell’hotel.

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La casa del guardiano degli orti a Salisburgo

Alla reception mi accolgono due ragazzi giovani, molto educati. Entrambi hanno appuntato sul petto una targhetta che dice “STAGISTA”. Chiedo se posso acquistare la Salzburg Card direttamente in reception e mi rispondono che sì, si può acquistare in qualunque hotel ma per averla devo aspettare che si liberi il responsabile, che al momento è occupato, e fanno un cenno con la testa in direzione di una porta socchiusa alle loro spalle. Sbirciando oltre la porta, intravedo un uomo stravaccato su una poltroncina, con i piedi posati sulla scrivania, che parla ridendo al telefono. Vado in camera e disfo i bagagli. Torno nella hall e chiedo di nuovo la Salzburg card. Gli stagisti mi dicono che il responsabile è ancora occupato. Dalla porta socchiusa provengono a raffica i fufu-fufuffù di WhatsApp.
Decido di pagare il primo bus e fare la Salzburg Card al centro turistico in Mozartplatz. I due ragazzi della reception mi consegnano un orario degli autobus. Mi affretto verso la fermata, che per fortuna è vicina. L’ora prevista di arrivo del bus giunge e passa. Passa anche la seconda e la terza e al quarto orario utile finalmente arriva il mio bus. In Mozartplatz c’è un ufficio turistico, ma è chiuso. Il mio amico immaginario Waldo, grande esperto di vicende salisburghesi, mi informa che è stato chiuso perché s’è scoperto che indirizzava i turisti esclusivamente verso alcune sistemazioni, in maniera per così dire poco trasparente. Così Waldo ed io, dopo aver ammirato la bellezza di Mozartplatz, purtroppo deturpata da decine di auto in sosta e scritte su muri, saracinesche e cassonetti, ci spostiamo in Residenzplatz.
Da qui si può ammirare la splendida fontana con i cavalli marini e in lontananza la fortezza che domina dall’alto la città, la Hohensalzburg. Dal selciato spuntano moncherini di piedi di panchina tronchi e arrugginiti. Waldo mi informa che le panchine sono state tutte rimosse perché i senzatetto le utilizzavano per dormire di notte e oziare di giorno. Chiedo a Waldo dove dormano adesso i senzatetto, convinto che la municipalità abbia trovato loro una sistemazione soddisfacente, e lui senza scomporsi risponde che sono un po’ dappertutto nelle costruzioni fatiscenti disseminate qua e là. Ogni tanto qualcuno di loro muore o per il freddo, o sotto le macerie di un solaio crollato, oppure inghiottito da voragini aperte all’improvviso nel pavimento, e il problema dei clochard si ridimensiona per un po’.
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La foto di Streetview non riesce a rendere lo squallore di questa costruzione nei pressi del parco di belloluogo, a Lecce
Impressionato da tanta crudeltà, sono sul punto di abbandonare Waldo al suo destino, ma all’ultimo momento decido di tenerlo con me per avere una guida affidabile in città. La fontana di Residenzplatz è comunque davvero bella quando il sole la tinge al tramonto di giallo e arancione. Peccato per tutti i graffiti, messaggi d’amore e tag scritti con la bomboletta spray, che rovinano un po’ l’effetto.
Passeggio per il centro, sempre con un occhio attento a schivare il continuo passaggio di auto che davvero non ti aspetteresti in una zona pedonale e saltellando di qua e di là per evitare la galassia di cacche di cane disseminate in ordine sparso.
Getreidegasse, la via centrale, è molto suggestiva. Le attività commerciali hanno insegne in ferro battuto che riproducono il loro ramo d’attività. Ci sono forbici su Zara, ombrelli su ombrellai, stelle sulle birrerie Stern Bräu.

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Insegne in ferro battuto lungo Getreidegasse
Qui la pedonalità della strada è più rispettata, anche perché i lati della via sono zeppi di bancarelle di ambulanti che vendono borse, scarpe, giubbotti, occhiali, custodie per telefonini, DVD pirata. Passa però un’auto della polizia. Poi una dei carabinieri. Poi una della Guardia di Finanza. Poi una dei Vigili Urbani, una della Polizia Locale, una della Polizia Provinciale. Il passaggio genera un fuggi-fuggi tra gli ambulanti. Ogni tanto i poliziotti riescono a bloccarne qualcuno e ne verificano la merce. Waldo dice che con tanta abbondanza di diverse forze di polizia è proprio strano che i negozi siano sempre riusciti a non fare scontrini, i parcheggiatori abusivi abbiano continuato a estorcere indisturbati denaro a residenti e turisti, gli automobilisti a posteggiare dove gli pare e via discorrendo.
Adocchio uno starbucks dove potrei sedermi e riposarmi un po’ dalla lunga camminata, ma ha la serranda abbassata. Ci sono evidenti segni di bruciature sulla porta e vetri sfondati e sigilli della polizia. Secondo Waldo, le malelingue parlano di un attentato del racket, ma la maggior parte della gente propende per il corto circuito. Proviamo con un altro bar, ma anche qui la situazione è la medesima. Racket? No, combustione spontanea, dice Waldo. E poi con un altro ancora, anch’esso tutto bruciacchiato. Colpa del riscaldamento globale, dice Waldo.
A questo punto entro in un Depot, negozio di complementi d’arredo e, fingendomi interessato a un sudaticcio divano in finta pelle, riesco finalmente a sedermi. Scopro che molti altri turisti hanno avuto la stessa idea. Li riconosci dagli zaini posati accanto alle poltrone, sedie a dondolo, poltroncine e chaisse-longue che stanno “provando”. Qualcuno mangiucchia uno snack lanciando occhiate furtive tutt’intorno.
Da Kapitelplatz prendo la funicolare che mi porta sull’altopiano della hohensalzburg che per fortuna, come anche ogni negozio, è aperta tutti i giorni fino alle dieci di sera.

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vista dalla funicolare della Hohensalzburg
La visita alla fortezza Hohensalzburg è davvero interessante. È enorme e ottimamente conservata. Permane il problema delle cacche di cane e alcune zone più nascoste puzzano come un orinatoio per elefanti. Le erbacce crescono incontrastate su muri e viali e su tutto dominano, eterne, minacciose tag scritte con lo spray.
Al ritorno, scendo a piedi per un sentiero caratteristico, purtroppo disseminato di immondizia, lattine, bottiglie di plastica. In un ristorantino ai piedi dell’altopiano, Waldo ed io ordiniamo due Wienersnitzel e un paio di birrette belle fresche. A fine pasto ci arriva un conto di centocinquanta euro. Dopo aver chiesto spiegazioni, esaminiamo con il titolare il conto e viene fuori che per sbaglio una delle due wienersitzel l’hanno battuta a 130 euro anziché 13. Un errore di digitazione fatto in buona fede. Ma la terza bistecca e la coca-cola in più da dove sono spuntate? Questo è un mistero ancora senza soluzione.
Il giorno seguente, dato che non riesco proprio a comprare una Salzburg Card e che ogni corsa in bus costa, decido di spostarmi in auto. Scopro così che in ogni zona e orario dove il parcheggio è gratuito c’è un bellimbusto che si avvicina facendo tintinnare le monete. Spostandomi un po’, a fine giornata ci ho rimesso cinque euro.
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Il rilevo boscoso del Kapuzinerberg, che domina la riva destra del Salzach
Il giorno seguente ancora, prendo una bici dal servizio di bike-sharing, ma in questa città sembra che proprio tutti vogliano girare in auto. Fra macchine che spuntano all’improvviso da ogni incrocio, portiere aperte a tradimento, parcheggi in doppia, tripla e quadrupla fila e piste ciclabili che si interrompono proditoriamente con un salto di mezzo metro, è tanto che non ci rimetta le penne.
Quando infine arriva il giorno della partenza, sono più confortato che dispiaciuto dall’idea di lasciare Salisburgo. Riprendo la superstrada e torno verso Lecce, città splendidamente amministrata, dove tutto funziona (*).

(*) Ovviamente questo è un post ironico. Salisburgo è una città bellissima, pulitissima, priva di scritte sui muri (anche perché ci sono degli operai addetti alla loro rimozione).

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Operaio della municipalità di Salisburgo che ha il compito di cancellare imbrattature dai muri della città
In Residenzplatz le panchine ci sono, le strade non sono sporche di cacche di cane, il verde è curato e fiorito. Gli autobus viaggiano in orario e sia i receptionist dell’hotel che gli addetti all’infopoint turistico in Mozartplatz sono stati efficienti e sono stipendiati per il lavoro che fanno. I musei, la fortezza e i negozi chiudono tra le 16 e le 18, il sabato un’ora prima, e aprono alle 10, e questa è una cosa giusta perché anche chi ci lavora ha diritto ad avere un po’ di tempo libero. Starbucks e gli altri bar non sono stati incendiati e non ci sono parcheggiatori abusivi. Ovviamente questo è un post incazzato, perché io proprio non capisco perché anche da noi, in Salento come in altre parti d’Italia, non debba e non possa essere così.

6 commenti:

  1. In Italia è cosi, per tutti i paesi e città.Tutti rubano e nessuno paga.
    Il turismo in Italia dovrebbe imparare dai Paesi più onesti e progreditti.
    Ma nessuno cerca di cambiare in meglio,non si fa niente per migliorare, costa fatica.
    Gli scrittori Carpenteri Faraguna scrivevano quando il Friuli buona parte era sotto l'Austria .
    L'Austria è un paese ordinato.Leggetelo gente .

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    Risposte
    1. Ottimo il tuo suggerimento di lettura!
      "L'Austria era un paese ordinato" di Carpinteri e Faraguna racconta di un mondo che non c'è più.
      Leggere questo libro o "Le maldobrie" permettono di conoscere meglio (e in modo divertente) la realtà della Venezia Giulia, così poco conosciuta. E ultimamente chi si cimenta a raccontarne la storia spesso lo fa con finalità propagandistiche vedi Cristicchi.

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  2. Cristo.... m'hai fatto prendere un colpo! :*D
    Per punizione ti seguo! :DDD

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  3. Perché t'ho fatto prendere un colpo?

    Che bello un'amica in più! :))

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  4. ^_____^ perché credevo tutto vero! E nn mi capacitavo proprio... :DDD

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    Risposte
    1. No, per fortuna dei salisburghesi Salisburgo è proprio il contrario.

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