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Racconto di un capodanno a Parigi - Parte Terza


tour eiffel
via laurelzuckerman
Vi ricordo che  potete leggere anche la prima puntata del nostro viaggio a Parigi e la seconda del nostro racconto di un capodanno a Parigi. E adesso continuiamo...

Non faccio parte del gruppo di persone che cercano l’originalità a tutti i costi; così dopo una passeggiata lungo gli Champs-Élysées sono stata ben contenta di salutare l’anno nuovo guardando la Tour Eiffel dal ponte di Bir-Hakein.(il luogo migliore dal quale ammirare la torre Eiffel) E mentre sotto di me, sulla Senna si affollavano i bateaux-mouches che ospitavano le tante persone che salutavano dal pontile dell’imbarcazione; accanto a me avevo, alla mia sinistra un simpatico signore solo e alla mia destra una bella signora sola che mi hanno fatto gli auguri. Come avrei voluto trasformarmi in Amélie, la protagonista del film di Jean – Pierre Jeunet, e aiutarli a far nascere tra loro l’amore!



il meraviglioso mondo di Amelie
Tovaglietta del locale dove lavorava Amélie, se vi piace potete anche acquistarla direttamente al Café des deux moulins

Così, cercando di entrare nello spirito della fiaba moderna narrata dal film, ho deciso di seguire le orme di Amélie e di girare quindi le viuzze di Montmatre; facendo prima di tutto sosta nel caffè dove lavorava Amélie: il Café des deux moulins (15, rue Lepic).
bar del film Amelie

Girovagando tra le stradine acciottolate di Montmatre ho scoperto la casa dove ha vissuto per un paio d’anni Vincent Van Gogh (54, rue Lepic), ho scovato delle foto d’epoca del Bateau Lavoir (n. 11b di place Emile Goudeau) dove Picasso, Modigliani, Max Jacob e Van Dogen lavoravano e vivevano in ristrettezze economiche. Ho visto l’esterno della famosa balera dipinta da Renoir nel quadro “Le bal du mulin de la Galette”.
La balera dall'esterno:
moulin de la galette
E il famoso quadro di Renoir
moulin de la galette di renoir

“Parigi val bene una messa” disse Enrico IV, così mi son messa a cercare una chiesa, ma non sono riuscita a fermarmi né alla Basilica del Sacré Coeur né alla Cattedrale di Notre-Dame: erano entrambe troppo affollate. Così sono finita, forse spinta dal Codice da Vinci, alla chiesa di Saint Sulpice. E ne sono rimasta colpita.
Saint Sulpice

Non sono digiuna ai riti cattolici, ma in vita mia non avevo mai visto una chiesa così grande illuminata solo dalla luce della candele. L’atmosfera era a dir poco mistica. Le persone che pregavano, partecipavano alla liturgia con pieno coinvolgimento. Si percepiva una fede palpabile (che ossimoro ardito, ma rappresenta la realtà!). C’era molta religiosità, molte pause, molta preghiere.
Saint Sulpice

Ho trovato un posto che offre silenzio e preghiera.

Dal sacro ed etereo sono passata, uscendo dalla chiesa, a qualcosa di più terreno. Poco distante dalla soglia della chiesa, al 72 di rue Bonaparte c’è una boutique, piena di colori dalla quale esce un profumo delizioso di vaniglia, burro e torte appena sfornate. Sembra una gioielleria colorata ma è la pasticerria di Pierre Hermé dove, secondo Figaroscope, si può comprare le meilleur croissant de Paris! Pierre Hermé è famoso soprattutto per i macarons, che sono piccoli pasticcini con una cialda di mandorle e delle creme sorprendenti.
macarons

Essere a Parigi e gustare i macarons seduti su una panchina di Place Saint-Sulpice è un’esperienza da provare.
E mentre si gusta qualcosa di così dolce e sublime non si può essere arrabbiati, anzi ci si sente in armonia con tutti.

1 commento:

  1. Che foto stupende! Un bel modo per cominciare l'anno nuovo!

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